Delude l’accordo COP26 di Glasgow che punta ancora allo stesso limite di 1,5 gradi. NDC non aggiornati ma arriva in soccorso al Digital Transformation
Il futuro del clima di questo secolo fu deciso dal Earth Summit di Rio de Janeiro del 1992, sappiamo bene che da questione marginale è diventato una priorità globale.
Ci sono un italiano, un americano e un cinese: ben poco è cambiato da parte degli uomini in quasi trent’anni. Se un italiano emetteva circa 7 tonnellate di CO2 all’anno oggi è arrivato a quota 5 e se un americano ne emetteva 19 pro-capite è migliorato fino a 17 ma se un cinese ne emetteva 2 adesso, è passato a 7 recuperando tutti i punti.
Sì, non è proprio l’inizio ideale per una barzelletta.
Solo nel 2015 durante il COP21 di Parigi tutti i Paesi accettarono di collaborare per limitare l’aumento della temperatura globale ben al di sotto dei 2 gradi, puntando a 1,5 gradi. Delude l’accordo COP26 di Glasgow che punta ancora allo stesso limite e promette di azzerare le emissioni nette a livello globale entro il 2050. È stato intimato ad ogni Paese di ridurre le proprie emissioni entro il 2030.
E come ridurle?
Basta accelerare il processo di fuoriuscita dal carbone, ridurre la deforestazione, accelerare la transizione verso i veicoli elettrici, proteggere e ripristinare gli ecosistemi e incoraggiare gli investimenti nelle fonti rinnovabili. Un programma ambizioso quello del Summit di Glasgow, pensate che dal 2015 nessun piano di riduzione delle proprie emissioni è stato aggiornato.
Inoltre, la prima bozza di accordo parlava di «eliminare gradualmente l’uso del carbone e i finanziamenti per i combustibili fossili». La seconda bozza aveva già ammorbidito l’impegno e nella versione finale non si parla più di <<eliminare gradualmente>> l’uso del carbone ma di <<ridurlo gradualmente>>.
Nationally Determined Contributions per la neutralità carbonica
Infrante anche le promesse dei paesi sulla riduzione delle emissioni per arrivare alla condizione in cui si emettono tanti gas serra quanto se ne rimuovono dall’atmosfera denominati Nationally Determined Contributions (NDC) per la neutralità carbonica. Alla COP26, nessuno dei grandi paesi produttori di gas serra ha rinnovato o migliorato i propri NDC (a parte l’India). L‘Unione Europea, gli Stati Uniti e la Cina, avevano annunciato i loro impegni negli anni passati, e non li hanno aggiornati a Glasgow.
CAUTION: se non migliorate rischiano di portare a un aumento delle temperature globali di ben oltre i 2°C entro la fine del secolo, con conseguenze catastrofiche a livello globale.
Voce del verbo procrastinare, nel documento finale si chiede ai paesi di ridiscutere i loro NDC l’anno prossimo, alla COP27 che si terrà in Egitto, e poi al prossimo ancora. Secondo gli accordi di Parigi, i paesi sono obbligati a rivedere i propri impegni sulle emissioni soltanto una volta ogni cinque anni.
Digital Transformation in action
COP26 non è stato decisivo e i cambiamenti climatici non si fermano. Qui entra in azione la Digital Transformation: l’85% delle aziende intende incrementare gli investimenti a favore della trasformazione digitale allo scopo di affrontare i cambiamenti climatici, adottare l’automazione e aprire la porta ai benefici prestazionali dati dalle tecnologie avanzate.
Voi avete già iniziato il vostro viaggio verso la Digital Transformation?