Tra le turbolenze di una pandemia globale, i movimenti per la giustizia sociale in tutto il mondo e l’accelerazione della digital trasformation, una cosa è chiara: il lavoro non è più lo stesso
Hybrid workplace. Ne parlano proprio tutti ma torneremo a lavorare come prima che la pandemia prendesse in ostaggio il mondo intero?
No. Secondo il sondaggio inglese effettuato su un campione di oltre 500 imprese, preso in esame dalla Camera di Commercio e Industria londinese, i lavoratori sono restii a rientrare in sede anche per timore di contagi durante il pendolarismo. Il premier Boris Johnson ha infatti dichiarato che il Regno Unito continuerà a fronteggiare il Covid-19 procedendo con la terza dose di vaccini dai 50 anni in su, raggiungendo quindi 30 milioni di individui entro Natale. Questa la strategia invernale di Downing Street.
In questo scenario si è fatto strada il trend di lavoro ‘ibrido’, il tempo dei professionisti si divide tra smart working e ufficio. La maggiore libertà offerta ai lavoratori si è aggiunta alla cornice dell’hybrid workplace come dettaglio fondamentale poiché migliora non solo il work-life balance ma ha un impatto positivo sull’ambiente e sulla crisi che sta vivendo.
Il futuro del lavoro da remoto
I vantaggi per i manager sono stati individuati nel notevole risparmio in termini di costi e risorse di gestione da parte dell’azienda. Spazi più ristretti ma confortevoli in cui ospitare clienti, affitto minore e attrazione per i talenti che non guardano più alla grandezza dell’ufficio ma alla qualità e ai servizi offerti dall’azienda – la crisi ha insegnato ai leader di oggi quanto sia importante trovare talenti e adattarsi alle esigenze dei propri professionisti- sono solo alcuni dei pro del lavoro ibrido ma oggi si va oltre.
Il futuro del lavoro da remoto potrebbe essere in qualsiasi spazio: da casa, in ufficio o addirittura in spiaggia. Il lavoro non è più un luogo ma un state of mind, questo è un cambiamento irreversibile. Oggi i professionisti si aspettano un ambiente di lavoro flessibile e inclusivo, una connessione più profonda con il datore di lavoro che non ha più paura di perdere il controllo sui processi produttivi e sui propri dipendenti.
Questa nuova normalità – che ha portato la nostra società a fare un passo avanti di almeno dieci anni- affidata al digitale ha però classificato l’ufficio come luogo esclusivo per fare relazione con i colleghi e clienti, ma sappiamo bene che per ogni attività esiste un luogo ideale in cui svolgerle e XCC – Experience Cloud consulting ne è la prova.
Le statistiche parlano chiaro: prima della pandemia, solo il 14% delle aziende leader di vari settori riteneva che la loro organizzazione potesse supportare il lavoro virtuale. Ora, secondo uno studio della Harvard Business Review, questa percentuale è salita al 42%.
Giuseppe Catapano: “il lavoro è ovunque tu sia”
Giuseppe Catapano, Chief Operating Officer e co-founder di XCC – ammette che lo smart working imposto dalla pandemia in realtà ha aumentato la produttività del singolo dipendente. <<Abbiamo trasformato questa circostanza in opportunità, mettendo a disposizione dei professionisti di XCC strumenti inclusivi che hanno lasciato in contatto clienti e talenti sparsi in tutta Italia>>.
Non solo una questione di numeri per il co- founder dell’azienda nata a Roma nel 2019, <<lo smart working ha permesso ai dipendenti di restare accanto ai propri affetti ed è cresciuta notevolmente sia la fiducia che l’empatia. In effetti, se pensiamo ad una chat o call che bisogna affrontare con il cliente l’ambente che ci circonda è talmente tanto familiare – in cui è quindi facile personificarsi, gatti sul tavolo, bambini che giocano, qualcuno che fa zapping alla TV– che si crea una immediata empatia digitale che fidelizza ancor di più il cliente>>.
Non sono tutte rose, la responsabilità per il lavoro e il rispetto delle deadline sono fondamentali ma il lavoro è ovunque tu sia. <<Abbiamo deciso di continuare ad utilizzare la formula ‘hybrid workplace’ non solo per gli effetti positivi che porta ma anche perché, rispetto ad altre categorie, siamo agevolati, possiamo sviluppare un software mentre si guarda un tramonto o mentre i tuoi figli giocano al parco. Il modello ‘poliziesco’ che era in atto prima della pandemia, secondo me, è sbagliato, io credo nel lavoro responsabile e nella maturità che si ha nel portare a termine un obiettivo>>.
Il futuro è qui
Il futuro è qui, basta non ricadere nelle vecchie abitudini che l’ambiente di lavoro tradizionale ha instaurato, e seguire il cambiamento. Questo implica anche un cambiamento culturale. Per sfatare ogni mito i team possono essere più vicini ed efficienti che mai anche dislocati nel mondo grazie a un uso appropriato della tecnologia, un rapporto basato su valori condivisi e fiducia reciproca perché l’azienda la rappresenta il tuo employee, non un ufficio, non un edificio.